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CASO 4

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Saved by Alessandra
on May 27, 2017 at 1:18:34 am
 

SEXTING

I rischi della rete

 

 

 

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CASO 1 

Amanda Todd

un caso che ha scosso il mondo

CASO 2 

Ghadeer Ahmed

la ribellione nel mondo arabo

CASO 3 

Jasmine e Briana

il mondo della scuola

CASO 4

Rehtaeh Parsons

l'incubo in un click

CASO 5 

Phillip Albert

un caso controverso

 

TEMATICA 1 

Le emozioni e l'autostima


 

TEMATICA 2

Il ruolo della famiglia e degli insegnanti


 

TEMATICA 3

Educare all'utilizzo consapevole della rete


 

TEMATICA 4

La legislazione

                           

REHTAEH PARSONS

 

La sentenza choc ha indignato il Regno Unito che ha visto uscire illeso un giovane di 20 anni colpevole di un grave atto di bullismo e violenza. Il giovane aveva fatto sesso con una ragazza visibilmente ubriaca, addirittura mentre lei si sentiva male, per poi condividere quelle foto con gli amici.  La vergogna per Rehtaeh Parsons fu troppa. Un click, una condivisione per trasformare la vita in un incubo. Prima viene emarginata, poi le chiamate: “Sei una t…a”, “Vuoi fare sesso con me?”. La denuncia, inutile, alla polizia, poi il suicidio, a 17 anni, si è impiccata in bagno domenica 7 aprile nella sua casa in Nova Scotia, Canada.La storia, già di per sè sconvolgente, ha scioccato ancora di più dopo l'arrivo della sentenza: Il ragazzo è stato condannato a 12 anni di libertà vigilata e non trascorrerà, quindi, nemmeno un giorno in carcere. «Gli esseri umani fanno errori», ha dichiarato a Metro, «Non voglio vivere con il senso di colpa per aver ucciso qualcuno, certo so di aver sbagliato con le foto, ma non l'ho uccisa io».

 

PUNTI DI VISTA

 

Gruppo Anonymous:

Chi di Facebook ferisce, di Anonymous perisce: il collettivo di hacker che l’anno scorso riuscì a scovare l’identità di un cyber-bullo che aveva spinto una teenager al suicidio, torna a fare giustizia. Gli hacktivisti avrebbero infatti scoperto l’identità degli aggressori dell’adolescente che si è tolta la vita per disperazione dopo che le foto del suo stupro di gruppo sono finite su Facebook.

Anche stavolta è il Canada il teatro della giustizia privata di AnonymousRetaeh Parsons, che aveva 15 anni al tempo dello stupro, era entrata in profonda depressione e poi era sprofondata nella disperazione più nera quanto le foto di quella tortura erano state postate su Facebook. 

Adesso Anonymous sostiene di aver identificato due dei presunti aggressori e di essere in attesa di poter confermare l’identità del terzo: ”E’ solo questione di tempo per trovare il quarto”, ha avvertito il collettivo in un video sul web in cui si chiede giustizia per Rehtaeh e la sua famiglia.

Nei giorni successivi al suicidio di Rehtaeh Parsons—l’adolescente di Halifax che si è tolta la vita dopo essere stata stuprata, fotografata e molestata—il gruppo attivista Anonymous ha lanciato una sfida alle autorità della Nuova Scozia. Anonymous dice di essere in possesso dei nomi di quattro sospetti e minaccia di divulgare le informazioni—finora circolate in ristrette comunità online—se giustizia non sarà fatta. In risposta alle critiche di chi ritiene le loro azioni "distruttive" ai fini delle indagini, Anonymous motiva il coinvolgimento alludendoai vari crimini commessi in Nuova Scozia, aggiungendo che "una diciassettenne si è uccisa perché la polizia ha fallito nel suo lavoro.”

 

 

Polizia:

La polizia della Nova Scotia ha condannato tuttavia l’iniziativa privata di Anonymous: ”Diamo il benvenuto al dibattito ma non perdoniamo quando c’è gente che vuole risolvere casi da sola”, ha detto il portavoce delle ‘giubbe rosse’ locali, Scott McRae. E’ il secondo caso in pochi mesi di una vendetta privata di Anonymous: gli hacktivisti, che due anni fa avevano messo in ginocchio i siti online di MasterCard, Paypal e Visa in appoggio a Wikileaks, lo scorso ottobre avevano rivelato l’identità del cyber-bullo che avrebbe spinto la liceale canadese Amanda Todd al suicidio diffondendo sul web sue foto in topless. “Se vogliono lavorare con noi devono togliersi le maschere, purtroppo non credo siano pronti a farlo. Siamo aperti a collaborare con chiunque.” Hanno anche detto che, sulla base di “nuove e credibili informazioni”, il caso di Rehtaeh Parsons verrà riaperto.

 

La mamma: 

Alla Giornata mondiale Suicidio, Leah Parsons, Madre Rehtaeh Parsons', ha detto che vorrebbe parlare della sua esperienza nelle scuole.

“Non si può pretendere che tutti ricevano il sostegno a casa e il ragazzo potrebbe non sapere dove trovare il supporto”, dice Parsons. “Deve iniziare nelle scuole.” E prosegue “Credo che i professionisti dovrebbero andare nelle scuole e parlare con i bambini, specialmente all’inizio dell’anno”

 https://nobullying.com/rehtaeh-parsons/

 

APPROFONDIMENTI

 

 

 

 

 

                                                                                                                    

 

 

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