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CASO 1

Page history last edited by Alessandra 6 years, 10 months ago

SEXTING

I rischi della rete

 

 

 

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Online e offline: i confini tra bullismo e cyberbullismo

                           

AMANDA TODD

 


 

Il 10 ottobre 2012, la quindicenne Amanda Michelle Todd venne trovata senza vita nella sua abitazione a Port Coquitlam, in Canada. Qualche tempo prima di togliersi la vita aveva pubblicato su Youtube un video che la ritraeva mentre raccontava la sua storia con una serie di flashcard. Le sue parole mute descrivono la sofferenza di una vittima di cyberbullismo che non riesce più a sopportare il peso delle violenze subite. 

La storia di Amanda comincia a scuola dove, per fare nuove conoscenze, decide di partecipare ad una chat di gruppo con la webcam e di cedere alla richiesta di essere fotografata. L’anno seguente riceve una messaggio da un estraneo che la ricatta minacciandola di pubblicare online la foto del suo seno qualora non si fosse mostrata nuovamente. La ragazza si rifiuta. Tempo dopo la polizia bussa alla porta di casa Todd per comunicare che la foto di nudo è in rete. Da quel momento la vita di Amanda cambia per sempre. Si trasferisce, comincia a soffrire di attacchi di panico e depressione, a fare uso di alcool e droghe. Dopo un anno di assenza l’uomo crea un falso profilo facebook di Amanda ed usa la foto del suo seno come immagine. Nel frattempo la ragazza si era invaghita di un vecchio amico con cui ha un rapporto sessuale. Il giorno seguente però viene aggredita e schernita dal ragazzo e dalla fidanzata dello stesso. Questa vicenda peggiora il suo l’umore e tenta il suicidio ingerendo candeggina. Riesce a salvarsi grazie all’intervento tempestivo dei soccorsi. Ma a seguito del tentato suicido facebook brulica di commenti offensivi nei suoi confronti. "Doveva usare un solvente differente"; "Spero che la prossima volta muoia davvero e non sia così stupida". Amanda si trasferisce nuovamente, ma le sue ferite non hanno il tempo di guarire in quanto viene presa di mira per le sue difficoltà di apprendimento e per la sua depressione. Il suo stato peggiora a causa delle vessazioni subite dai coetanei attraverso i social. Prende anti-depressivi, consulta uno psicologo, compie atti di autolesionismo. Un’overdose la porta al ricovero in ospedale. Sino a quando posta su Youtube il video che racconta la sua storia. Mesi dopo tenta nuovamente il suicidio. Questa volta però non arriva nessuno a soccorrerla. 

 

 

PUNTI DI VISTA

 

La madre di Amanda:

Il video di Amanda non è stato eliminato da Youtube per volere della madre la quale ha fondato l’Amanda Todd Trust per sensibilizzare le persone sulla tematica del bullismo ed del cyberbullismo, seconda causa di morte tra i canadesi adolescenti e preadolescenti. "Penso che debba essere condiviso e usato come strumento anti-bullismo. E' quel che mia figlia avrebbe voluto".

Fonte: www.TheVancouverSun.com  

 

Il Premier della British Columbia:

In risposta alla morte della ragazza, Christy Clark, il Premier della British Columbia, suggerì di introdurre il reato penale di cyberbullismo. Inoltre la House of Commons del Canada propose uno studio sul bullismo nel paese per incoraggiare la lotta contro il fenomeno. Gli studi nazionali e internazionali sono concordi nell’affermare che il bullismo, anche se recente, è già ampiamente diffuso tra gli adolescenti, con percentuali che crescono negli anni.

Fonte: http://www.scuolamediaagropoli.it/images/2013-06/lavori-sul-femminicidio---corso-d.pdf

 

Psicologo Luca Mazzucchelli:

Egli sostiene che il bullismo non sia solo violenza fisica ma anche maldicenza ed esclusione. "Purtroppo, il web e la pericolosa moda del sexting, diffusa sempre più tra gli adolescenti, possono trasformarsi in uno strumento in più nelle mani dei bulli per causare danni a persone percepite come più deboli.

Il caso della quindicenne suicida dovrebbe far riflettere sulla necessità di un’adeguata educazione all’utilizzo dei media: la quindicenne prima di suicidarsi aveva affidato proprio al web, tramite un video su youtube, la propria richiesta di aiuto. Mi chiedo con quali intenzioni la ragazza avesse utilizzato proprio questo strumento per lanciare il suo SOS.

E forse è anche il caso che chi si occupa di relazioni di aiuto inizi a monitorare questi nuovi media per andare alla ricerca di potenziali tragedie imminenti".

Fonte: http://www.psicologo-milano.it/newblog/cyberbullismo-la-prima-vittima-ha-15-anni/

 

Il padre di Amanda:

Egli vuole che quel video sia visto dai coetanei della figlia per fargli capire che certe frasi, anche se dette su internet e sotto anonimato, possono influenzare la salute di chi le riceve. Norm ha detto di sentirsi impotente come genitore. Per questo vuole che il video della figlia venga diffuso. "Lei mi ha detto perché l'ha fatto, con il video ha voluto inviare un messaggio in modo tale che non succedesse a qualcun altro, in modo che nessuno passasse quello che ha passato lei". 

"Non importa quanti nemici ci sono là fuori, ora non possono farle più del male e il suo messaggio può andare avanti forte. Questo mi dà un po' di pace. "

Fonte: www.TheVancouverSun.com 

 

Gruppo Anonymous:

Fawkes Secutiry, parte del Gruppo Anonymous, ha divulgato l’identità del presunto stalker di Amanda Todd.

Secondo Anonymous, Amanda sarebbe stata tormentata da un uomo di 32 anni legato alla frequentazione di siti pedopornografici.

Gli attivisti hacker ne hanno svelato nome, cognome e indirizzo dichiarando: “nella migliore delle ipotesi è la persona che ha fatto questo ad Amanda, nella peggiore delle ipotesi è uno dei pedofili che sfrutta i bambini”. 

La polizia teme per l’incolumità dell’uomo e comunque ritiene possa essere la persona sbagliata, dato che l’uomo stesso ha indicato come possibile stalker di Amanda un’altra persona che vive a New York.

Viene riportato uno dei video attribuiti ad Anonymous, ne circolano diversi, dove si rivela l’identità del presunto stalker, che è stato già raggiunto da una serie di interviste tv e minacce.

Anche Gian Luca Mazzella, del fatto quotidiano, aggiunge: "Mi preme dire  che, quando riascolto il motto di Anonymous (verso cui ho sempre provato una certa empatia) “noi siamo Anonymous, noi non dimentichiamo, noi non perdoniamo…”, specie riferito a tali accuse verso un uomo, non riesco a trattenere l’inquietudine".

Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/17/anonymous-e-suicidio-di-amanda-todd/384768/

 

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